LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI
E LA MORTE A CUORE BATTENTE
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COMUNICATO STAMPA
 Anno XXIX n.4
25 Febbraio
2013

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DOPO 19 ANNI UDIENZA IN CASSAZIONE IL 26 FEBBRAIO
I genitori si opposero all'espianto,
i medici vantaroni di poter superare l'opposizione con l'autopsia a cuore battente

Il braccio di ferro dura dal giugno del 1994 quando Rocco Barlabà, 16 anni, uscito da scuola cade dalla bicicletta e viene ricoverato al Martini Nuovo di Torino. Lo stesso pomeriggio è considerato in “coma irreversibile” e vengono chiesti i suoi organi per trapianto. La famiglia si oppone con fermezza, l'intero paese di Grugliasco (TO) si solleva per fermare il bisturi.

Il prof. Gorgerino, all'epoca primario della rianimazione e contemporaneamente presidente dell'AIDO Piemonte, ad un convegno dei Lions condanna il comportamento dei genitori e vanta un presunto diritto d'autopsia che permetterebbe di “forzare la legge” e superare il veto dei genitori. Ne parlano il TG Sera e i quotidiani nazionali che riportano le sue parole “per un no quattro persone sono state condannate a morte” e la reazione dei genitori “i medici hanno insistito, ce l'hanno chiesto quattro volte e ci hanno detto come una minaccia che se il magistrato avesse ordinato l'autopsia il prelievo sarebbe stato possibile anche contro la nostra opinione”. Il dibattito esplode.

Quindi è inevitabile e doveroso l'intervento della Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi che manda un fax alla Rianimazione e copia alla Procura, così formulato: “…il ventilato ricorso all'autopsia a cuore battente e al prelievo autoritario da voi vantato è in assoluto fraudolento e illegale, in quanto l'art. 10 DPR 409/77 che menzionate si riferisce a riscontri diagnostici e ad autopsie medico-legali su soggetti dopo la morte tradizionale in arresto cardiocircolatorio e respiratorio (freddi stecchiti). Estendere l'art. 10 ai soggetti cosiddetti in “coma irreversibile” (caldi e pulsanti) è incostituzionale oltre che illegale e criminale”.

Dopo quasi due anni giunge alla Presidente Negrello e all'Associazione citazione per danno all'immagine del prof. Gorgerino. Segue un'odissea di udienze e testimonianze che dura cinque anni: Gorgerino ammette di aver già effettuato in precedenza l'espianto nonostante l'opposizione, utilizzando il ricorso all'autopsia a cuore battente (caso Farolfi del 1987 già oggetto di accesissimo dibattito nazionale).

Nel primo grado il tribunale riconosce la sussistenza dell'interesse pubblico della materia, ma concede un risarcimento di £ 30 milioni contro 100 richiesti, in quanto Rocco non è stato espiantato.
La Corte d'Appello accoglie tutte le valutazioni del giudice di primo grado senza rispondere mai alle nostre reiterate segnalazioni circa la volontaria omissione di parte dell'art. 10 del DPR 409/77 che vincola l'autopsia dopo arresto cardiocircolatorio e respiratorio persistente. D'obbligo quindi il ricorso in Cassazione per violazione di legge e per omessa ed insufficiente motivazione.

19 lunghi anni sono trascorsi per giungere finalmente all'udienza della Corte di Cassazione fissata per il 26 febbraio. L'avvocata Monica Della Gatta del Foro di Torino, che già aveva governato la difesa nei precedenti gradi, chiede in via principale di cassare senza rinvio la sentenza di primo grado, decidendo che nulla è dovuto dalla Lega Contro la Predazione di organi e da Negrello al prof. Gorgerino o, in via subordinata, di cassare la stessa con rinvio alla Corte d'Appello.

Il cittadino ha diritto di essere garantito e rispettato nelle sue scelte privatissime. Nessuno può “forzare la legge” per interesse. Le autopsie si fanno sui cadaveri in arresto cardiocircolatorio e respiratorio persistente secondo Circolare del 24/06/93 e non su “NON DONATORE” a cuore battente e sangue circolante, dichiarato d'autorità in “morte cerebrale”.
Altre informazioni su www.antipredazione.org sezione casi principali.


Consiglio Direttivo
Presidente
Nerina Negrello

 

 

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